E’ prassi in alcuni Tribunali (solo alcuni per fortuna) disporre, tra gli interventi giudiziari, una psicoterapia in capo al figlio con l’obiettivo di fargli cambiare idea sul genitore rifiutato.
In pratica, si manda in psicoterapia il figlio per superare il rifiuto nei confronti di uno dei due genitori.
Le variabili di queste disposizioni sono:
– psicoterapia solo sul figlio
– psicoterapia sul figlio e sul genitore dominante
– psicoterapia sul figlio e sul genitore rifiutato
– psicoterapia familiare (tutti e tre)
Quattro opzioni che sinceramente mi lasciano perplesso poiché un rifiuto di un figlio coinvolto nelle dinamiche psicologiche dell’alienazione parentale non si supera di certo con una psicoterapia che è uno strumento formidabile, ma in questo genere di casi non è efficace.
Perché teoricamente non è efficace la psicoterapia in questo genere di casi?
Semplicemente perché le quattro opzioni elencate prevedono la continuità del rapporto tra figlio e genitore irresponsabile. Quest’ultimo non ha alcun interesse a favorire il rapporto tra il figlio e l’ex marito/moglie per cui la psicoterapia appare deficitaria sin dall’analisi della domanda e dall’assenza della motivazione
Immaginiamo il figlio che al termine di ogni sessione di Psicoterapia, torna a casa dal genitore dominante: cosa mai si diranno?
Se queste sono le condizioni, meglio lasciare il figlio affidato al genitore dominante per non arrecare maggiore danno al danno cagionato.
In ogni caso, la psicoterapia non ha l’obiettivo di far cambiare idea alle persone, ma di cambiare il modo in cui le persone percepiscono le cose per cui non è detto che al termine di una psicoterapia una persona cambi idea su una determinata questione.
Ritenere di sottoporre una persona minorenne ad una psicoterapia per fargli cambiare idea sul genitore rifiutato, attraverso imposizioni e costrizioni, va contro la deontologia psicologica. Le cattive prassi pretendono che la psicoterapia DEBBA continuare fino a quando il figlio non cambia idea e a volte la psicoterapia termina per “sfinimento” (non si sa se del terapeuta, del figlio o del Tribunale). Inaccettabile.
Ne parliamo dettagliatamente nel libro “Nodi e snodi nell’alienazione parentale”:

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One Comment

  1. Donatella Fiocchi 1 Febbraio 2020 at 15:25

    Mi sembra che sia sbagliato il presupposto perché un figlio che rifiuta un genitore mostra una difficoltà piuttosto importante in uno dei rapporti fondanti della sua vita, quindi quello che serve a mio parere, e qui la psicoterapia è davvero lo strumento utile più di altri, capire le ragioni alla base di questo rifiuto che difficilmente è causato solamente dalle pressioni di un solo genitore. Nel caso in cui questo avvenisse, nella psicoterapia si può capire se questo succede realmente e intervenire in proposito limitando al massimo il rapporto con un genitore così intrusivo e possessivo. Mi riferisco ovviamente alla psicoterapia analitica.

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