Quante conversazioni simili a quella impressa nello screenshot sono presenti sugli smartphone dei genitori alienati?
Tentativi vani di contatti telefonici dall’esito incerto, il più delle volte negativo.
Mio figlio non vuole parlare con me: che fare, continuare o smettere?
Ecco tre criticità.
#1 – Chi usa il telefono?
La prima cosa da fare è accertarsi che il telefono sia effettivamente utilizzato esclusivamente dal figlio poiché se il genitore dominante ne avesse il controllo, seppur parziale, questo basterebbe a vanificare i tentativi di approccio del genitore alienato. Le possibili conseguenze potrebbero andare dalla semplice cancellazione del messaggio a tentativi di condizionamento “ti ha inviato un messaggio quel bastardo/quella bastarda, che fai rispondi?” oppure “invece di chiamarti e di farsi vedere, ti manda messaggi…che razza di padre/madre è?”.
#2 – Siamo sicuri che basti inviare messaggi?
E’ vero che le applicazioni di messaggistica istantanea hanno il vantaggio di inviare sms in qualsiasi momento e, addirittura, di ricevere notifica di avvenuta ricezione e lettura: ma siamo sicuri che questo basti per tentare un approccio con vostro figlio? Il genitore alienato penserà “sto mantenendo i contatti, se non mi risponde non posso farci nulla“, producendo, talvolta, gli screenshot in giudizio per dimostrare i tentativi falliti. Tuttavia, questa modalità può apparire deresponsabilizzante poiché, indirettamente, il figlio si sente delegato nell’intraprendere o meno la conversazione: se lo fa è merito della sua volontà, se non lo fa è a causa del genitore alienato. In entrambi i casi, il potere decisionale è nelle mani del figlio. Ancora una volta, il genitore rifiutato, qualsiasi cosa fa, sbaglia.
#3 – Gli sms sono impersonali
Se è vero che a volte i messaggi sembrano essere l’unico canale per mantenere un rapporto con il figlio, è pur vero che tale interazione rimane su un livello impersonale e superficiale. E’ più facile per il figlio mantenere le distanze con l’altro genitore, non avendo avanti a sé il padre/la madre, ma una tastiera di uno smartphone. In questo caso, l’aspetto impersonale della comunicazione potrebbe favorire sentimenti di rabbia e/o indifferenza.
Che fare?
Se possibile, favorire sempre i rapporti de visu o, al limite, tramite conversazioni telefoniche, riducendo al minimo indispensabile le comunicazioni tramite sms che, in questo caso, potrebbero servire solo per comunicazioni urgenti e sbrigative.
Sicuramente dipende dai casi, ma, in generale, il contatto di persona è sempre preferibile: meglio un litigio furibondo con il figlio che una distaccata conversazione tramite sms; meglio una telefonata persa che un sms ignorato.
Il genitore alienato deve puntare a 100 per ottenere 60.
Puntare al minimo è una strategia perdente, inefficace, passiva, arrendevole. Si tenga sempre a mente che il figlio si allea con il genitore percepito più forte, mentre tende a mantenere le distanze da quello percepito più debole.
E’ vostro figlio che ha bisogno di voi, non voi di lui. Valorizzatevi cambiando ottica e calandovi nei panni di vostro figlio: quali sono i suoi bisogni? Se fossi in lui, come reagirei davanti a sms insulsi e freddi?
Date modo a vostro figlio di potersi fidare di voi, rimanendo sempre presenti qualunque sia la sua reazione.
Lui vi sta mettendo alla prova per tastare le vostre spalle larghe e forti: voi accoglietelo. Sempre!
P.S.: come vedete, il genitore alienante è considerato poco o niente nell’articolo: mantenere sempre l’attenzione su vostro figlio è la strategia vincente.
 

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