A cura di Alessia Mirabelli, Psicologa.
www.alessiamirabelli.it
Non è la separazione dei coniugi a render complesse e intricate le dinamiche relazionali tra genitori e figli, ma sono quelle separazioni che avvengono in contesto altamente conflittuale in cui scopo ultimo di ognuno dei coniugi è quello di andare contro l’altro, di farlo in qualche modo soccombere, finendo con il perder di vista i reali bisogni di ogni componente della famiglia, primi fra tutti, i bisogni dei figli. Questi ultimi, infatti, si troveranno al centro di una guerra “senza esclusioni di colpi” che mai e poi mai avrebbero potuto desiderare per quella che un tempo consideravano la loro famiglia, il loro papà e la loro mamma.
Separazioni conflittuali che non di rado contribuiscono all’instaurarsi di dinamiche di alienazione parentale in cui il figlio, per uscire da quella terribile morsa dei genitori, causa di terribili sensi di colpa, ne sceglie uno, solitamente il più forte, quello che secondo lui sarà in grado di prendersene cura e sostenerlo, per poi coalizzarsi con lui contro l’altro genitore, rifiutandolo e alienandolo.
Rifiuto del bambino che non necessariamente avviene in maniera netta, ma si sviluppa con il tempo, variando di consistenza e finalità: un atteggiamento altalenante che va ora verso l’uno, ora verso l’altro genitore, ma che nel più breve tempo possibile dovrà, per forza di cose, stabilizzarsi per evitare che lo stesso bambino venga inghiottito da questa situazione controversa e di indecidibilità.
Così il bambino sceglie e lo fa pensando al suo benessere, alla sua tutela, a quella protezione che in realtà nessuno dei due genitori fino a quel momento è stato in grado di dargli: non sceglie il genitore più bravo o il più comprensivo, ma quello che a suoi occhi sarà in grado di vincere sull’altro e sarà, quindi, in grado di tutelarlo una volta che lui si sarà schierato.
Un abuso psicologico molto intenso sul bambino che purtroppo viene influenzato ora dall’uno, ora dall’altro genitore, che con i loro comportamenti, ora in maniera esplicita, ora in maniera implicita, ne sono responsabili.
Per ogni genitore dominante, infatti, c’è un genitore passivo: se da una parte, perciò, è presente un genitore che spinge sul figlio e con lui si coalizza con il fine ultimo di distruggere l’altro genitore anche agli occhi dello stesso bambino, dall’altra parte c’è un genitore che si fa mettere all’angolo, quasi fagocitato dalla situazione, divenuta per lui insormontabile.
Solo guardando l’alienazione parentale come un processo sistemico e circolare in cui tutti i componenti della famiglia, madre-padre-figlio, sono co-responsabili delle dinamiche relazionali patologiche presenti sarà possibile comprendere, affrontare e gestire in maniera più adeguata quelle situazioni familiari che purtroppo vengono percepite quasi croniche.
Il sistema familiare, con le diverse dinamiche relazionali al suo interno, può modificarsi solo se cambiano i vari componenti della famiglia, ma solo iniziando con il modificare se stessi e il proprio comportamento nelle varie situazioni si può sperare che gli altri si modifichino a loro volta.
Il cambiamento deve partire da se stessi.

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