Tratto dall’intervista effettuata a Marco Pingitore pubblicata su “Il Quotidiano della Calabria” in data 18/11/12.
La perizia nei casi di abusi sessuali sui minori è professionalmente affascinante, ma allo stesso tempo materia molto complessa che prevede una specifica formazione nel campo delle scienze forensi. Avvocati, Magistrati, Giudici, Psicologi hanno il dovere di acquisire competenze tecniche nel campo della testimonianza minorile che prevede delle procedure di raccolta completamente differenti da quella degli adulti. La memoria di per sé non è riproduttiva, ma ricostruttiva, cioè una persona ricorda ricostruendo i fatti ed in questa fase, a causa di vari fattori tra cui le pressioni sociali e le aspettative di chi raccoglie la testimonianza, il ricordo può essere inficiato e distorto.
Dunque un bambino, ad esempio, può raccontare di essere stato abusato sessualmente dal padre, partendo dall’episodio (reale) in cui il papà ha effettuato un bidet al figlio. Questo genere di denunce, spesso, avviene nelle cause conflittuali di separazioni, in cui l’ex moglie pur di ottenere l’affidamento del figlio arriva a fargli credere di essere stato abusato. La testimonianza del minore, dunque, richiede molta accuratezza e attenzione. Esistono dei protocolli d’intervista adatti per aiutare il minore a ricordare, riducendo al minimo la possibilità di contaminazione e suggestione. Purtroppo spesso ci si trova di fronte ad un atteggiamento verificazionista da parte dei vari professionisti che porta a pensare: “Il bambino non può mentire, dice sempre la verità”. Il solo dubbio, diventa certezza, anche a causa della “portata” dell’accusa che, spesso, fa scattare una tendenza incondizionata a difendere e a tutelare il minore, a prescindere dalla qualità della delle sue dichiarazioni. In una ricerca scientifica di qualche anno fa effettuata in una scuola, ad alcuni bambini fu concesso di interagire per alcuni minuti con un maestro.
Quest’ultimo fu sostituito da un’altra persona che chiese ai bambini di che colore avesse la barba il maestro precedente. Molte furono le risposte, anche diverse tra loro. Peccato che il maestro non avesse la barba. Questo per spiegare che la sola domanda posta in maniera suggestiva (“Di che colore aveva la barba?”) conteneva già una risposta, cioè la presenza della barba. I bambini spesso per timore, per accondiscendenza, per la fiducia accordata tendono ad “accontentare” gli adulti. Come psicologo, tuttavia, nonostante l’ingente mole di letteratura scientifica sull’argomento, mi imbatto spesso in perizie svolte metodologicamente male, senza che queste abbiano seguito procedure ormai accreditate dalla comunità scientifica.
In Calabria, così come nel resto del Paese, vi è ancora scarsa attenzione alla formazione. Troppo spesso ci si imbatte in periti improvvisati senza alcuna competenza in materia, creando talvolta dei danni irreversibili al minore e all’indagato/imputato. Le scienze forensi è un campo in continuo divenire, per cui è necessario un costante aggiornamento professionale che non prescinde dall’unico vero obiettivo quando si svolge una perizia del genere, anche nel caso delle consulenze di parte: la tutela del minore.

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By Published On: 21 Novembre 2012Categories: Interviste0 Comments on Perizia, Intervista a Marco PingitoreTags: , Last Updated: 21 Novembre 2012

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