sentenza di primo grado per i presunti abusi sessuali a Rignano Flaminio.
1. Sentenza di primo grado: tutti assolti. Cosa ne pensa?
Una sentenza del tutto logica e attesa secondo le risultanze emerse dal processo, considerato che un giudizio di colpevolezza deve essere pronunciato “oltre oltre ragionevole dubbio” e in questo caso i dubbi erano addirittura preponderanti. Gli unici elementi di prova, le testimonianze dei bambini, erano stati raccolti secondo modalità assolutamente scorrette e falsanti.
2. Com’è possibile che un gruppo di mamme creda fortemente che i loro figli siano stati abusati, nonostante la presenza di elementi contraddittori e poveri di riscontri scientifici?
Non è la prima volta, casi del tutto simili si sono realizzati negli Stati Uniti negli anni ’70 a partire dal famoso caso Mc Martin, in Gran Bretagna negli anni ’80, in Nuova Zelanda negli anni ’90 ed in Italia nell’ultimo decennio a Vallo della Lucania, a Brescia (il caso delle scuole Abba e Sorelli), a Verona, a Bergano e in Piemonte. Il fatto interessante è che i bambini alle verie latitudini dicono sempre le stesse cose, spesso del tutto incredibili, parlando di orchi, di travestimenti, di sevizie e di torture, di passaggi segreti (la scuola Mc Martin venne rasa al suolo nel vano tentativo di cercarli, ed i bambini coinvolti erano più di 400): senza che gli inquirenti abbiano mai trovato un solo riscontro. Si tratta di fenomeni che gli Autori anglosassoni chiamano “latticed allegations”, “dichiarazioni a reticolo”, spesso originati da corsi di sensibilizzazione al fenomeno dell’abuso che inducono i genitori, del tutto in buona fede, a travisare ed enfatizzare manifestazioni del tutto normali (come un comportamento più o meno sessualizzato) attribuendole ad una presunta vittimizzazione sessuale subita a scuola, sino a sviluppare vere e proprie isterie collettive. Il caso di Rignano è nato dai genitori di una bambina di 4 anni che mostrava comportamenti masturbatori (fisiologici a questa età e spesso di origine carenziale) che hanno allarmato la madre, la quale ha parlato con altre madri le quali hanno interrogato i loro figli in una sorta di “telefono senza fili” secondo una catena di amplificazioni.
3. Un sentenza di assoluzione non dovrebbe “tranquillizzare” i genitori dei minori coinvolti o quantomeno instillare il dubbio?
Come ha giustamente rilevato l’avv. Coppi, appare davvero singolare come i genitori, anziché mostrarsi sollevati dalla sentenza che esclude ogni vittimizzazione subita dai loro figli, si siano sentiti essi stessi vittime di una macchinazione, sino ad avere malori in aula. Si è purtroppo creata una divisione tra “colpevolisti” ed “innocentisti” tra gli stessi genitori dei bambini di Rignano, della quale le vere vittime sono stati i bambini stessi costretti a vivere in un clima fortemente malsano. Non a caso le loro manifestazioni sintomatiche non si sono realizzate durante il tempo della esposizione ai presunti “orrori”, ma dopo l’inizio del procedimento penale e la loro esposizione mediatica.
4. Quali scenari prevede?
Le polemiche non si assopiranno presto, anche se spero che questa sentenza contribuisca a segnare uno spartiacque tra buone e cattive pratiche nella raccolta e nella valutazione delle testimonianze dei bambini. Questa vicenda sarebbe stata facilmente risolta non sottoponendo i bambini ad incredibili “spremiture” testimoniali (ho potuto vedere video davvero sconcertanti, secondo una sorta di “bricolage” domestico autorizzato ed incoraggiato dagli stessi inquirenti), ma piazzando al primo sospetto, discretamente, qualche telecamera all’interno della scuola. Si sarebbe potuto facilmente constatare che non c’erano passaggi segreti ed uscite collettive in orario scolastico…
Giovanni Battista Camerini: Specialista in Neuropsichiatria Infantile, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta, Docente di Psichiatria Forense dell’Età Evolutiva nel Master di II livello delle Università di Padova, Roma (“Sapienza”) e Mestre (“Pontificia Salesiana”)
Intervista effettuata da: Marco Pingitore – info@scienzeforensi.com
Intervista al Prof. Giovanni Camerini sulla 1. Sentenza di primo grado: tutti assolti. Cosa ne pensa?
Una sentenza del tutto logica e attesa secondo le risultanze emerse dal processo, considerato che un giudizio di colpevolezza deve essere pronunciato “oltre oltre ragionevole dubbio” e in questo caso i dubbi erano addirittura preponderanti. Gli unici elementi di prova, le testimonianze dei bambini, erano stati raccolti secondo modalità assolutamente scorrette e falsanti.
2. Com’è possibile che un gruppo di mamme creda fortemente che i loro figli siano stati abusati, nonostante la presenza di elementi contraddittori e poveri di riscontri scientifici?
Non è la prima volta, casi del tutto simili si sono realizzati negli Stati Uniti negli anni ’70 a partire dal famoso caso Mc Martin, in Gran Bretagna negli anni ’80, in Nuova Zelanda negli anni ’90 ed in Italia nell’ultimo decennio a Vallo della Lucania, a Brescia (il caso delle scuole Abba e Sorelli), a Verona, a Bergano e in Piemonte. Il fatto interessante è che i bambini alle verie latitudini dicono sempre le stesse cose, spesso del tutto incredibili, parlando di orchi, di travestimenti, di sevizie e di torture, di passaggi segreti (la scuola Mc Martin venne rasa al suolo nel vano tentativo di cercarli, ed i bambini coinvolti erano più di 400): senza che gli inquirenti abbiano mai trovato un solo riscontro. Si tratta di fenomeni che gli Autori anglosassoni chiamano “latticed allegations”, “dichiarazioni a reticolo”, spesso originati da corsi di sensibilizzazione al fenomeno dell’abuso che inducono i genitori, del tutto in buona fede, a travisare ed enfatizzare manifestazioni del tutto normali (come un comportamento più o meno sessualizzato) attribuendole ad una presunta vittimizzazione sessuale subita a scuola, sino a sviluppare vere e proprie isterie collettive. Il caso di Rignano è nato dai genitori di una bambina di 4 anni che mostrava comportamenti masturbatori (fisiologici a questa età e spesso di origine carenziale) che hanno allarmato la madre, la quale ha parlato con altre madri le quali hanno interrogato i loro figli in una sorta di “telefono senza fili” secondo una catena di amplificazioni.
3. Un sentenza di assoluzione non dovrebbe “tranquillizzare” i genitori dei minori coinvolti o quantomeno instillare il dubbio?
Come ha giustamente rilevato l’avv. Coppi, appare davvero singolare come i genitori, anziché mostrarsi sollevati dalla sentenza che esclude ogni vittimizzazione subita dai loro figli, si siano sentiti essi stessi vittime di una macchinazione, sino ad avere malori in aula. Si è purtroppo creata una divisione tra “colpevolisti” ed “innocentisti” tra gli stessi genitori dei bambini di Rignano, della quale le vere vittime sono stati i bambini stessi costretti a vivere in un clima fortemente malsano. Non a caso le loro manifestazioni sintomatiche non si sono realizzate durante il tempo della esposizione ai presunti “orrori”, ma dopo l’inizio del procedimento penale e la loro esposizione mediatica.
4. Quali scenari prevede?
Le polemiche non si assopiranno presto, anche se spero che questa sentenza contribuisca a segnare uno spartiacque tra buone e cattive pratiche nella raccolta e nella valutazione delle testimonianze dei bambini. Questa vicenda sarebbe stata facilmente risolta non sottoponendo i bambini ad incredibili “spremiture” testimoniali (ho potuto vedere video davvero sconcertanti, secondo una sorta di “bricolage” domestico autorizzato ed incoraggiato dagli stessi inquirenti), ma piazzando al primo sospetto, discretamente, qualche telecamera all’interno della scuola. Si sarebbe potuto facilmente constatare che non c’erano passaggi segreti ed uscite collettive in orario scolastico…
Giovanni Battista Camerini: Specialista in Neuropsichiatria Infantile, Specialista in Psichiatria, Psicoterapeuta, Docente di Psichiatria Forense dell’Età Evolutiva nel Master di II livello delle Università di Padova, Roma (“Sapienza”) e Mestre (“Pontificia Salesiana”)
Intervista effettuata da: Marco Pingitore – info@scienzeforensi.com
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