La coppia che scoppia *
* Articolo pubblicato sul periodo calabrese “Iniziativa” (2007)
La signora dice al marito:”E’ colpa tua se nostro figlio sta andando male a scuola. Non ci sei mai a casa, sei fuori tutto il giorno per lavoro, la sera vai in palestra e torni tardi…e a me chi ci pensa?”. Siamo in un setting di consulenza psicologica. Uno psicoanalista si divertirebbe ad interpretare questo lapsus freudiano, in cui la signora sta esprimendo il suo disagio nei confronti del marito assente. La scusa è il figlio che sta avendo un calo nel rendimento scolastico, ma il vero problema è la sua solitudine. La signora si sente sola tutta il giorno. E’ interessante notare come il ragazzo sia il portatore del sintomo della coppia. Questa dinamica avviene molto spesso, è il concetto del “paziente designato”: un familiare si fa carico di tutta la disfunzionalità del sistema familiare, sviluppando e promuovendo il disagio. Il sintomo non è altro che una forma di difesa, ma è anche comunicazione. Il nostro ragazzo con scarsi voti a scuola sta comunicando il proprio problema affinché qualcuno si faccia carico della situazione ovvero della coppia genitoriale che sta scoppiando. Dunque i genitori non fanno altro che delegare ad un altro componente familiare la loro richiesta di aiuto.
Questa nostra coppia funziona male, un meccanismo che non è più lo stesso rispetto a qualche anno prima. Premettendo che ogni realtà non è altro che una costruzione soggettiva, qualsiasi sistema disfunzionale possiede al suo interno alcuni vantaggi in termini strumentali ed espressivi. La signora in questione soffre l’assenza del marito, ma nel suo disagio ha trovato alcuni aspetti positivi. Ad esempio, stare al centro dell’attenzione lamentandosi con parenti e amici della sua situazione. Naturalmente, come spesso accade, chi oserebbe interrompere il racconto di una povera donna abbandonata dal marito e afflitta da tanti problemi? Tutti disponibili al telefono, tutti disponibili se le serve qualcosa. Un altro vantaggio potrebbe derivare dalla sua leadership in famiglia. Essendo il marito totalmente assente, prende lei il suo posto e spettano a lei le decisioni importanti di casa. Se una situazione disfunzionale si protrae nel tempo, bisogna sempre chiedersi quali sono i vantaggi secondari e cosa si è fatto per risolvere il problema.
Ritorniamo alla nostra coppia in crisi. La signora è molto adirata in seduta, esprime sentimenti di rabbia nei confronti del marito e cerca di allearsi con lo psicologo, anche se di sesso maschile. Vuole vedere il marito sofferente, cercando di umiliarlo in tutti i modi. Il maritino assente è un muro di gomma, non cede alle provocazioni della consorte. Ha imparato che solo con il silenzio riesce ad opporsi ad una moglie molto invadente e ansiosa. Come possiamo notare, il figlio per il momento è uscito di scena, i problemi con il passare delle sedute sembrano appartenere solo alla coppia.
Il modello psicoterapico strategico integrato utilizza delle tecniche paradossali ben consolidate. Una di queste è l’uso delle prescrizioni, una sorta di “compiti per casa” che, a fine seduta, lo psicologo dà al paziente. Nel nostro caso, alla signora, in seduta singola, le si prescrive:”Mi piacerebbe sapere cosa accadrebbe se, appena suo marito torna a casa stasera, si avvicinasse a lui e lo abbracciasse…così…senza alcun motivo. Capisco che per lei deve essere un compito estremamente difficile, perciò non glielo chiedo, tanto so che non lo farebbe mai…”. La signora intontita e pensierosa va via. Questa è la cosiddetta prescrizione indiretta o nascosta. Si dice al paziente, con un tono di sfida, di non essere in grado di eseguire un compito. L’obiettivo di questa prescrizione è principalmente di attivare nella signora un pensiero fino a quel momento proibito, inibito e dimenticato ovvero abbracciare il marito, come probabilmente faceva in passato. Secondariamente, considerato il suo carattere oppositivo, attivarle una sorta di sfida con il terapeuta, per cui se non abbraccia il marito perde. L’aspetto interessante è che se lo abbraccia perde ugualmente, perché il suo sport preferito negli ultimi tempi sembra essere quello di denigrare il marito ed evitare qualsiasi contatto con lui. La signora dunque ha due possibilità: cadere tra le braccia del marito, il quale molto probabilmente non sta aspettando altro; non cedere, ma discutere la volta successiva in seduta del motivo per cui non riesce a sciogliersi. A cosa le serve tanta rigidità?
Come si può intravedere il modello strategico integrato spinge il paziente all’azione, a muoversi e a ristrutturare continuamente significati che, come abbiamo detto, non sono altro che costruzioni soggettive. Lo psicologo, con il lavoro terapeutico, fa intravedere al paziente numerose scappatoie per un unico problema. Di solito si è portati a tentare di risolvere un problema, cercando sempre la medesima soluzione. Ad esempio, i genitori di un ragazzo che non vuole aprire libro è quasi scontato che interagiscono nei suoi confronti con atteggiamento autoritario. Ogni giorno gli viene ricordato di studiare e se non lo fa gli spetta una sonora punizione. Ora cambiamo punto di vista e cerchiamo di ristrutturare il significato di studiare: cosa accadrebbe se i genitori, un giorno, lodassero il figlio per non aver aperto libro? Una serie di manovre paradossali tendenti al totale abbandono del figlio piuttosto che adottare un comportamento di controllo asfissiante che porterebbero, probabilmente, il ragazzo a chiedersi:”Mamma e papà sono diventati scemi?”. Una attivazione di confusione in cui l’unica nota di normalità sarebbe iniziare a studiare.
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