Il Coordinatore Genitoriale è come un arbitro di una partita di calcio in cui si sfidano due squadre. La criticità più evidente è che l’arbitro (il CG) non è inviato dalla FIGC (il Tribunale), ma è nominato dalle stesse squadre che pagano l’onorario dell’arbitro (il CG).

Questo arbitro (il CG) ha il compito di dirigere un incontro in cui queste due squadre se la danno di santa ragione. E’ vero, è sempre un arbitro, ma che poteri ha se dipende dalle due squadre? 

Può decidere di ammonire uno o più giocatori, ma le due squadre possono continuare a giocare quanto e come vogliono.

Può decidere di espellere uno o più giocatori, ma le due squadre possono continuare a giocare quanto e come vogliono. Addirittura, seppur in presenza di una forte rivalità, le due squadre possono allearsi contro l’arbitro, sovvertendo le regole del gioco e continuare a far giocare i calciatori espulsi. In fondo, l’arbitro (il CG) dipende sempre dalle due squadre.

L’arbitro (il CG) può decidere di interrompere l’incontro, di ritirarsi “lascio l’incarico di arbitro“, ma la rivalità delle due squadre rimarrebbe poiché nessuno ha vinto e la partita è solo sospesa. Ne serve un’altra per stabilire chi deve vincere e chi deve soccombere.

In tutto questo, mentre il gioco inizia, continua e viene interrotto, il povero pallone (il figlio) continua a prendere calci fino a quando finirà nella rete di una delle due squadre per il gol della vittoria. In fondo, il pallone (il figlio) serve per decretare la vittoria.

Nei casi di alienazione parentale non serve qualcuno (il CG) che coordini le parti, ma qualcun altro (il Giudice) che ponga fine a questo gioco al massacro del povero pallone (il figlio).

L’alienazione parentale non è un semplice conflitto che può essere coordinato, ma un complesso processo psicologico che va contrastato con provvedimenti giudiziali.

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