E’ ormai prassi molto diffusa, da parte dei Tribunali italiani, quella di delegare i Servizi Sociali a monitorare la famiglia divisa.
CTU e Giudici sembrano ricorrere spesso al c.d. “monitoraggio” dei Servizi Sociali nei casi di separazione, divorzio e affidamento dei figli.
Si parte dal presupposto inedefettibile che la famiglia divisa necessiti di un controllo da parte di un soggetto esterno. Chi meglio dei Servizi Sociali?
Ma i SS cosa sono chiamati a monitorare nello specifico?
A titolo esemplificativo, ma non esaustivo:
– andamento della situazione generale familiare
– andamento della relazione padre-madre-figlio
– in casi di “pericolo”, andamento della relazione padre-figlio o madre-figlio
– in casi di alienazione parentale, andamento della ripresa della relazione padre-figlio o madre-figlio
– andamento della psicoterapia coatta su uno o entrambi i genitori
– andamento della psicoterapia coatta sul figlio
– stato di salute del figlio
– ecc ecc
Una sorta di grande fratello giudiziario in cui la famiglia divisa sarebbe sottoposta ad uno stringente controllo da parte degli operatori dei Servizi Sociali.
Qualche perplessità.
– Qual è la legge che prevede un monitoraggio autonomo dei Servizi Sociali nei casi di separazione, divorzio e affidamento?
– Cosa si intende per “monitoraggio”?
– Come si effettua il monitoraggio, con quali strumenti?
– Questo “monitoraggio” rispetta i diritti costituzionali di figli e genitori?
– In caso di violenza intrafamiliare, che responsabilità hanno i Servizi Sociali che stavano monitorando?
– Il monitoraggio si effettua allo stesso modo e con gli stessi strumenti da Nord a Sud?
– Qual è il metodo utilizzato dai Servizi Sociali per monitorare e quali garanzie vengono fornite alle parti?
Chi lavora in quest’ambito, sa bene che il monitoraggio dei Servizi Sociali appare più che altro un intervento giudiziario palliativo, un’ennesima delega ad Enti esterni, pubblici o privati convenzionati, per ridurre il carico eccessivo di cause pesanti come quelle dei contenziosi civili in tema di separazione e affidamento.
Nella maggior parte dei casi non c’è alcuna garanzia di efficacia in termini di risultati. I SS sono oberati di lavoro per cui non riescono nemmeno, laddove possibile, a monitorare adeguatamente (in che modo?) le famiglie divise.
D’altro canto, i membri familiari vengono risucchiati in un vortice rovinoso in cui perdono, di fatto, l’esercizio della funzione genitoriale, sballottati a destra e sinistra alla ricerca di risposte e di interventi che, il più delle volte, tardano ad arrivare o risultano sterili.
Un sistema al collasso che delega eccessivamente CTU e Servizi Sociali, mentre sarebbe sufficiente adottare interventi giudiziari già a disposizione del Giudice che dovrebbe riprendersi le redini di questi contenziosi che durano troppo tempo.
In tutto questo, c’è sempre lui, il figlio. Teoricamente al centro dell’attenzione in nome di una presunta tutela, praticamente relegato all’angolo più in ombra.
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