Intervista al Dott. Vittorio Vezzetti, Pediatra.
Dottor Vezzetti, lei è l’unico esperto italiano che abbia collaborato alla risoluzione 2079 del Consiglio d’Europa che propugna l’affido materialmente condiviso come soluzione migliore per la gestione dei figli dopo la rottura della coppia genitoriale. Su cosa si è fondata questa risoluzione?
La risoluzione si è fondata su due pilastri: il primo è consistito nella revisione di tutta la letteratura scientifica prodotta su riviste accreditate fra il 1985 e il 2014. Si tratta di 74 ricerche che hanno paragonato i minori gestiti in modo semi esclusivo (“all’italiana”, direi) con quelli gestiti in modo materialmente condiviso (in un range di distribuzione temporale incluso fra il 33 e il 66%, divisione paritaria inclusa). Settantuno studi hanno mostrato chiari benefici e i tre soli contrari avevano importanti errori metodologici. Il secondo pilastro è stato l’analisi delle esperienze dei Paesi che si sono lanciati nel mondo dell’affido materialmente condiviso: nessuno è tornato indietro ma anzi l’affido materialmente condiviso, anche nella sua variante dell’affido paritetico, è aumentato progressivamente poiché i benefici sono stati notevoli.
Quali sono stati questi benefici?
In sintesi la drastica riduzione di due cosiddette childhood adversity, situazioni avverse dell’infanzia suscettibili di causare gravi danni anche nell’età adulta (malattie psichiatriche, metaboliche, disturbi ormonali, variazioni di sostanze –quali le interleukine – capaci di produrre malattie croniche di natura infiammatoria e tumorale). In particolare in questi Paesi è crollata la probabilità di perdere un genitore dopo la separazione (in Svezia si scesi al 13% e in Danimarca al 12 mentre in Italia e Grecia siamo attorno al 30%). Inoltre si è avuto un crollo della conflittualità genitoriale, altra grave childhood adversity. Addirittura vantaggi aggiuntivi si sono visti nei minori con suddivisione dei tempi paritaria. Conseguentemente anche la salute dei minori è nettamente migliorata avvicinandosi enormemente a quella dei figli di coppie intatte.
Quindi non è vero che affidi paritetici sono nocivi?
La grande letteratura scientifica ci dimostra esattamente il contrario ma purtroppo in Italia solo il Tribunale di Perugia e, da poco, quello di Brindisi, hanno preso atto di queste evidenze suscitando, in quest’ultimo caso, una levata di scudi che può trovare una scusante solo nella non conoscenza del problema. Chi volesse approfondire l’argomento può rifarsi alla mia metanalisi, la più vasta mai pubblicata a livello mondiale, in cui si analizzano meticolosamente tutti gli aspetti del rapporto salute (non solo dei minori ma anche dei figli ormai divenuti adulti) e separazione:  Ritengo ormai indispensabile affrontare questo argomento non dal mero punto di vista di un vetusto diritto ma primariamente dal punto di vista della salute pubblica.

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