Attualmente, in Italia, il ragionamento circolare del CTU (e del Tribunale), in tema di separazione e affidamento, appare il seguente:

  1. c’è un conflitto tra i genitori che genera disputa legale per l’affidamento del figlio. Il conflitto genitoriale corrisponde ad un pregiudizio per la salute del figlio
  2. il conflitto genitoriale è generato dalla personalità dei genitori
  3. il CTU valuta la personalità dei genitori, anche attraverso test psicologici di personalità
  4. la personalità dei genitori presenta “anomalie” che generano il conflitto
  5. è necessario un intervento sanitario sui genitori
  6. il CTU invita/suggerisce un “percorso” psicologico per i genitori
  7. il Tribunale accoglie l’invito del CTU e “ordina” o “prescrive” il famigerato “percorso”
  8. il “percorso” dopo due/tre incontri inesorabilmente fallisce
  9. il conflitto genitoriale è ancora presente
  10. si passa al punto 2 oppure si tentano le carte del “coordinatore genitoriale” oppure degli “incontri protetti”. In ogni caso, interventi sui genitori perché è valido sempre il punto 2.

Vediamo di analizzare velocemente i 10 punti che formano il circolo vizioso:

  1. il conflitto genitoriale è presente in tutte le famiglie, anche quelle non separate
  2. vengono dimenticate le “relazioni” disfunzionali familiari
  3. dovrebbe essere vietato (art. 32 Costituzione). Il CTU dovrebbe effettuare la valutazione psicologica dei comportamenti e le ricadute sul figlio
  4. chi di noi non ha “anomalie”?
  5. è vietato: art. 32 della Costituzione
  6. il CTU dovrebbe suggerire al Giudice esclusivamente interventi giudiziari che hanno ricadute psicologiche sul figlio
  7. il Tribunale non può farlo (art. 32 Costituzione). Dovrebbe occuparsi solo di interventi giudiziari.
  8. nessun “percorso” (che brutto termine!) psicologico risulta efficace senza motivazione. Inoltre, sarebbe necessario, da parte dei genitori, un consenso informato libero, consapevole e non viziato.
  9. anzi, dopo tutto questo iter dovrebbe essere aumentato
  10. ancora interventi sui genitori

La domanda è sempre la medesima: in tutto questo ragionamento, dov’è l’interesse del figlio?

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