Articolo pubblicato sul periodico calabrese “Iniziativa” (n. 4 aprile 2007).
L’analisi dei casi di presunti abusi sessuali su minori è materia complessa e delicata. Uno psicologo chiamato a raccogliere la testimonianza della vittima deve avere competenze specifiche e soprattutto essere scevro da pregiudizi.
LE COMPETENZE. Quando un abuso sessuale viene denunciato, il minore, considerata soprattutto la sua tenera e delicata età, entra immediatamente in un iter giudiziario molto particolare. Egli in qualità di vittima e, nella maggioranza dei casi, di unico testimone dovrebbe essere subito ascoltato da un esperto, in grado, soprattutto, di accoglierlo emotivamente. Lo psicologo diventa così un facilitatore della comunicazione in quanto cerca di raccogliere la testimonianza del minore in modo del tutto neutrale e attraverso l’utilizzo di metodologie approvate dalla psicologia giuridica internazionale. Come primo punto, il minore dovrebbe essere ascoltato in un ambiente tranquillo, neutro, in cui possa sentirsi a suo agio. Dunque è fortemente sconsigliato l’uso delle tetre e severe aule delle procure o delle questure.
Di solito la raccolta della testimonianza di minori in casi di abusi sessuali viene eseguita in luoghi pubblici o privati attrezzati da due camere separate da un vetro-specchio, in una delle quali vengono posizionati i due attori principali ovvero il minore e lo psicologo; nell’altra stanza tutte le altre figure coinvolte, quali avvocati, giudice, agenti di polizia. Questi assistono così all’audizione del minore attraverso il vetro unidirezionale con minima possibilità di interferenza, rendendo così la narrazione del minore il più neutrale possibile. L’intera audizione, nella prassi, viene audio-video registrata e le due camere dovrebbero essere dotate di citofono intercomunicante. Tutte queste accortezze sono necessarie, come accennato in precedenza, per non turbare l’equilibrio emotivo del minore e, in gergo, per evitare una vittimizzazione secondaria.
La raccolta della testimonianza non è semplice. Lo psicologo dovrebbe essere attento a non fare domande suggestive ovvero quesiti che contengono già una risposta (“Hai appena detto che papino è entrato nella tua stanza ed è in quel momento che si è infilato nel tuo letto?”) e usare dei protocolli di intervista (IC, Intervista strutturata, Step Wise Interview) riconosciuti dalla letteratura scientifica. L’utilizzo di questi mezzi ausiliari è fondamentale per aiutare il minore nella ricostruzione degli eventi. Infatti la memoria è un meccanismo non riproduttivo, ma ricostruttivo per cui la possibilità che una persona possa associare delle fantasie a dei fatti realmente accaduti è altissima. Come si può immaginare, questo rischio in un caso di presunto abuso sessuale deve essere ridotto al minimo.
La casistica ha restituito troppi casi di falsi posiviti ovvero di minori che sostenevano di essere stati abusati ad esempio dai loro papà, ma dopo anni, però, si è scoperto che le accuse erano del tutto inventate. Perché mai un bambino dovrebbe inventarsi accuse così pesanti? Di solito questi fenomeni si verificano soprattutto nei casi di separazione/divorzio. La madre pur di ottenere l’affidamento del proprio figlio, fa in modo che questi si convinca di aver subito un abuso da parte del papà. Considerata la natura dell’accusa, il Giudice, in via precauzionale, allontana immediatamente il padre dal figlio fino a quando le indagini non saranno concluse. Il figlio intanto vivrà con la madre, dimenticandosi del papà. Per la conclusione di un caso si può attendere anche diversi anni. Il gioco, dunque, è fatto. Quello delle separazioni conflittuali è un tema di estrema attualità ed importanza, basti pensare alla Sindrome di Alienazione Parentale (PAS di R.A. Gardner).
I PREGIUDIZI. Trattandosi di temi molto forti e sentiti, la possibilità che gli operatori che intervengono nell’iter investigativo possano avere delle idee pre-confezionate è molto concreta. Il rischio è che si possa valutare il caso con un paio di lenti graduate secondo i propri criteri, rinunciando all’obiettività ed oggettività metodologica. La tendenza in molti casi è quella di incolpare più che discolpare. Un padre che viene accusato di abuso sessuale deve essere gioco forza il cattivo da punire. Come può un bambino inventarsi una storia di abuso? Per rispondere, basti pensare ad una ricerca effettuata tempo fa in una scuola. Si fece entrare una persona di sesso maschile in una classe elementare che interagì con i giovanissimi studenti per qualche minuto. Successivamente fu fatta uscire e si chiese a tutti gli alunni della classe di quale colore fosse la barba dell’uomo. Chi rispose di un colore, chi di un altro. Peccato, però, che l’uomo non portasse la barba…

 

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By Published On: 17 Settembre 2009Categories: Abusi sessuali minori0 Comments on Competenze metodologiche e pregiudizi personaliTags: Last Updated: 17 Settembre 2009

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