In taluni Tribunali si utilizzano ancora le bambole anatomiche nelle audizioni protette in incidente probatorio, ma anche all’interno delle SIT.
Come funzionano?
Specie nei casi in cui il bambino testimone è molto piccolo, si parte dal presupposto che deve essere aiutato a ricordare e a raccontare i fatti per cui, se si mostra reticente durante l’audizione, molti esperti suggeriscono l’ausilio delle bambole anatomiche da presentare al minore così da rendergli più facile indicare quale parte del corpo è stata oggetto di molestie.
Tuttavia, tale scelta suscita molte perplessità e criticità.
#1 – Tendenza al verificazionismo
Si parte dalla premessa che il bambino ha sempre qualcosa da dire sui presunti abusi. Il ragionamento dell’esperto (psicologo/neuropsichiatra infantile) è il seguente: se è qui per essere ascoltato, sicuramente ha qualcosa da dire. Se non parla vuol dire che ha paura o ha vergogna. Quindi, va aiutato. E’ qui che spuntano le bambole anatomiche.
#2 – Gioco o realtà?
Prendo in prestito uno stralcio di un noto decreto di archiviazione del GIP Dott. De Luca del Tribunale di Salerno (2014):

Sono stati impropriamente utilizzati bambolotti ed altri oggetti simbolici, con l’obiettivo di impegnare il minore in un gioco di ruoli fittizio, caratterizzato dal continuo scambio tra soggetti ed oggetti, senza considerare che, a quell’età, il piccolo M. non era assolutamente in grado di gestire i ripetuti passaggi dal piano simbolico a quello reale, né era capace di discriminare e interpretare le reazioni emotive attribuite al personaggio, non avendo alcuna padronanza della funzione riflessiva della teoria della mente (ossia della capacità di discriminare ed interpretare stati d’animo propri e altrui).

#3 – Utilizzare il solo canale verbale
Lo diceva il Prof. Gaetano De Leo già nel 2005, in questo suo noto e introvabile libro: nelle audizioni protette bisognerebbe utilizzare il solo canale verbale perché altri strumenti potrebbero essere oggetto di contestazione e non avere una “tenuta” probatoria poiché sottoposti alle più variegate interpretazioni tralasciando l’aspetto scientifico. I bambini se sanno, parlano. Sarebbe sufficiente utilizzare una metodologia corretta e accreditata di raccolta delle informazioni e non lasciare il minore in balia di procedure improvvisate solo perché l’esperto si dichiara “specializzato nella psicologia dell’età evolutiva”: l’ambito clinico è una cosa, quello psicoforense è un altro. La tutela del minore inizia con l’utilizzo e il rispetto di procedure accreditate e affidabili.
In questo articolo, si tratta l’argomento dei disegni utilizzati per rilevare gli abusi sessuali. In questo articolo, invece, le migliori prassi in tema di audizione protetta.
 
 

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