A cura di Giovanni Battista Camerini e Marco Pingitore
L’intervista pubblicata in data 29 giugno 2019 su la Repubblica al Prof. Luigi Cancrini ci la lasciati sconcertati.
Il Prof. Cancrini si riferisce alla psicoterapia come spazio in cui il terapeuta indaga sui presunti abusi sessuali subiti dal bambino.
L’intervista testualmente:
Domanda: Fate sempre domande così dirette, voi specialisti? Non si imboccano le risposte, così?
Cancrini: Il bambino piccolo in terapia gioca, mima, e il terapeuta non deve mai fare domande dirette. Il bimbo magari mima comportamenti con i pupazzi, e il terapeuta allora chiede: “Stai facendo così perché ti è capitato?”. E non è importante solo quello che il bambino dice, ma il manifestarsi della sua macchina emozionale: se ha subito un abuso, quando ci si avvicina esprime livelli rivelatori di ansia, sofferenza e angoscia. Sono ascolti complessi, a cui devono sempre assistere dietro un vetro un supervisore e i colleghi: è fondamentale proteggere il terapeuta dalle sue stesse emozioni.
Quanta confusione. Proviamo a mettere ordine.
1. La psicoterapia cura e non è il contesto in cui indagare presunti abusi sessuali subiti dal bambino.
2. Lo psicologo e il medico non hanno le competenze per accertare presunte violenze sessuali
3. L’accertamento della verità (processuale) spetta solo al Tribunale
4. L’unico contesto in cui è consentito raccogliere la testimonianza della persona minorenne, presunta vittima, è quello giudiziario, non psicoterapico
5. La comunità scientifica è concorde nell’affermare che non esistono quadri clinici riconducibili a specifica esperienza di vittimizzazione, né alcun sintomo può essere considerato prova di un’esperienza di vittimizzazione o “indicatore” di specifico traumatismo
6. L’uso delle bambole anatomiche o dei bambolotti per facilitare la testimonianza della persona minorenne è caldamente sconsigliato dalla comunità scientifica
7. La domanda “Stai facendo così perché ti è capitato?” è una domanda diretta e suggestiva
8. Esiste in Italia la Carta di Noto IV che spiega le buone prassi da utilizzare in questo genere di casi, misconosciuta, probabilmente, dal Prof. Cancrini e da chi utilizza ancora il contesto clinico per indagare gli abusi sessuali sulle persone minorenni
9. In ogni caso, se in psicoterapia dovesse emergere un sospetto di abuso sessuale sul paziente minorenne, lo psicologo e il medico avrebbero l’obbligo di referto: non possono mica sostituirsi all’Autorità Giudiziaria
10. Nei corsi di formazione di psicologia forense, l’approccio clinico per raccogliere la testimonianza minorile può essere illustrato solo per spiegare cosa non si deve mai fare, cioè come esempio di cattiva prassi

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One Comment

  1. Duilio Mambelli 31 Dicembre 2019 at 17:07

    Questo Cancrini dice cose che non stanno né in cielo né in terra e dovrebbe vergognarsi.

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